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Ricariche elettriche: una follia!

colonnina fuori servizio

Definire le ricariche elettriche delle automobili  come una cosa semplice, economica e rapida è sicuramente la bugia più grossa che il mondo dell’automotive sta pubblicizzando in questi ultimi tempi. In questo periodo ci stiamo dedicando a conoscere e provare molti veicoli elettrici. Siamo entusiasti delle novità e della tecnologia che questi veicolo offrono. Ma purtroppo come afferma il detto “il troppo stroppia”, purtroppo anche in questo frangente si sta esagerando.

Di fatto non c’è un corretto impiego di questi veicoli, che potrebbero essere certamente adatti a brevi distanze cittadine; ma le infrastrutture che questi mezzi necessitano, sono state completamente ignorate e sono del tutto inadeguate.

Ricariche elettriche: diffusione delle stazioni

Le famigerate “colonnine”, si distinguono tra quelle super charge, quindi veloci; quelle hyper charge, quindi ancora più veloci, e quelle “lente” con pochi kw/h a disposizione. La realtà, però mette gli ignari possessori di veicoli elettrici in grosse difficoltà, con tempi di attesa davvero esagerati. Una marea di “app” che offrono lo stesso disparato e triste, nonché poco preciso, servizio di informazione, su dove trovare le colonnine funzionanti e libere. Peccato che il novanta per cento delle volte non corrisponde al vero quanto detto dall’app.

Infatti più volte ci è capitato di trovare una colonnina segnalata come libera, non funzionante. Ed ancora una colonnina segnalata in una località ma di fatto poi si trova a qualche decina di km di distanza, in altra località. Ed ancora colonnina segnalata ma in realtà c’è solo il cartello e lo stallo per parcheggiare il veicolo.

Abbiamo scaricato sul telefono cellulare ben 18 diverse app, di cui anche due relative al veicolo elettrico provato. Tra queste possiamo affermare che la meno peggio, o comunque quella che ci ha dato meno problemi è stata Next Charge, che però non abbiamo mai usato per pagare le ricariche.

Ricariche elettriche: pagamenti delle erogazioni.

Nel generale guazzabuglio delle “App” disponibili, è sempre meglio avere con sè la famigerata tessera RDF, perché in caso contrario la ricarica è ancora più a rischio. Molte colonnine non riescono a leggere e comunicare con il cellulare per cui non avviano la ricarica. A dire il vero noi abbiamo provato sempre e solo con gli Iphone, magari Android va un po’ meglio. Se le cose sono così gravi da non poter proseguire con il veicolo sino ad un’altra colonnina, alcune App forniscono un numero di telefono.

Al centralino rispondono sempre rapidamente ed avviano da remoto la colonnina. A me personalmente è capitato due volte alle colonnine Evviva ed è andata bene; mentre mi è capitato una volta alla colonnina EnelX ed è stato un patimento, tanto che dopo 12 minuti di telefonata ho desistito. Sono rarissime le colonnine in cui si può pagare con carta di credito tradizionale. Perciò è doveroso ricordarsi di fare gli account e gestirsi le registrazioni.

 

Poi cercare tra le montagne di offerte, la possibilità migliore. Infatti il problema economico è notevole. Il costo delle ricariche è veramente elevato, si va da 76 centesimi al kw di euro alle colonnine lente, sino ad 1,10 euro al kw per le colonnine più rapide. Ma quanto mi dura un kw? Questa è la vera domanda. Andando ad analizzare i costi degli spostamenti che abbiamo fatto, non c’è una vettura elettrica che sia più economica od almeno economica tanto quanto una vettura con motore termico. Quindi dopo tante prove e vetture diverse ho sempre constatato che per fare lo stesso tragitto ad energia elettrica il mio portafoglio si svuota molto più rapidamente. Di fatto spendo il doppio di euro rispetto ad uno splendido motore diesel, ed un 48 per cento in più rispetto ad un motore benzina.

Ricariche elettriche: esperienze di viaggio

Un esempio: esperienza che abbiamo vissuto in prima persona. Viaggio da Milano a Udine lungo la A4 abbiamo trovato le stazioni di FreetoX alla prima area di servizio, in direzione Est. Abbiamo caricato, poi il vuoto più totale sino a Sommacampagna. Qui all’area di servizio c’è una sola colonnina, con solo la ricarica fast. Segnalata libera, in realtà quando ci siamo arrivati era occupata da un altro veicolo: tempo d’attesa 40 minuti. Questa non si può definire – come avvenuto su qualche rivista specializzata nel settore elettrico – una breve pausa fisiologica. Infatti dopo i 40 minuti di attesa del veicolo precedente, ho potuto mettere in ricarica il mio veicolo, ma per giungere ad una ricarica dell’80%, mi ci sono voluti altri 47 minuti.

Pertanto il viaggio diventa un viaggio molto stressante, l’ansia da ricarica è una nuova malattia che si sta diffondendo. Non è possibile viaggiare tranquilli quando si vede la percentuale di carica a disposizione che scende vertiginosamente. Quindi si cerca di moderare ulteriormente la velocità, anche al di sotto dei limiti minimi. Poi si spengono tutti i servizi accessori, quali riscaldamento, luci, autoradio, ovviamente connessione bluetooth fuori discussione ed anche navigatore od autoradio.

 

Ricariche elettriche: gita fuori porta o poco più

L’idea di una gita al mare d’inverno mi ha portato a vivere un’altra avventura in elettrico. Infatti decidiamo di visitare il Faro di Punta Salvore in Croazia. Attenzione noi partiamo da soli 111km di distanza da questo luogo; quindi per noi vivere come transfrontalieri tra Slovenia e Croazia è una cosa naturale. Questi due paesi sono più vicini che raggiungere la Lombardia ad esempio.

Verso la Croazia

Partiamo quindi da casa con la vettura carica al 49 per cento. Decidiamo di fermarci a Villesse dove sappiamo esserci una colonnina EnelX che era funzionante, ma occupata da un maleducatissimo tedesco con una Fiat500, che dopo aver caricato al 100 era andato al centro commerciale e dopo 21 minuti non era ancora uscito. Decidiamo così di proseguire per altri 12km fino a Ronchi dei Legionari dove le colonnine Evviva purtroppo erano in avaria. Proviamo a chiamare ma non si poteva sapere per quanto tempo; cosi’ cerchiamo altre colonnine.

Ne passiamo ben 4 diverse, una privata di un supermercato e tre di Hera, tutte fuori servizio. Finalmente ne troviamo una all’area di ricerca di Padriciano, in quel di Trieste e riusciamo a ricaricare con una sosta di 68 minuti, fino all’80 per cento. Proseguiamo verso la Slovenia e decidiamo di percorrere la strada costiera, evitando l’autostrada e la voglia di accellerare. Infatti le accellerazioni dei veicoli elettrici sono davvero entusiasmanti. La risposta è immediata, la coppia è sempre presente. Ma tali “exploit” si pagano cari in termini di consumi.

Ci fermiamo a Capodistria, al porto industriale dove alla stazione di servizio della Petrol c’è anche la ricarica elettrica. Qui altri 42 minuti, ma arriviamo al 100 per cento di ricarica. Possiamo così raggiungere il faro di Punta Slavore, che sembra un miraggio. Infatti con un veicolo a motore termico raggiungiamo tale località in 45 minuti. Con veicolo a propulsione elettrica abbiamo impiegato 4 ore. Naturalmente il paesaggio era bellissimo e soprattutto molto tranquillo grazie alla stagione invernale.

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